Papa Francesco, nell’indicare le dritte per la “sinodalità” ecclesiale, insiste sulla”franchezza” (sincerità), sulla “pazienza” e pone come denominatore comune la “fiducia” nello Spirito santo. In altre parole è bene che uno dica sinceramente quello che pensa; nello stesso tempo però deve essere pronto ad ascoltare le opinioni altrui senza spazientirsi nel caso fossero diverse; poi, dal momento che il Signore ha garantito la Sua Presenza (“dove due o tre sono riuniti nel mio nome Io sono in mezzo a loro”) deve essere anche pienamente disponibile ad accogliere le conclusioni e le decisioni conseguenti evitando permalosità e critiche.
Ma, chi deve trarre le conclusioni e indicare il cammino da seguire? Allora, premesso che lo Spirito santo può ispirare chiunque, ordinariamente è l’Apostolo ( il Vescovo per la Diocesi e il Papa per la Chiesa universale ) in forza del “carisma” dell’autorità che gli viene dalla consacrazione e dal suo “servizio ecclesiale”. Il prete no? Anche il prete purché sia in accordo con il suo Vescovo.
A questo punto è bene chiarire cosa sia il “discernimento” che, sempre Papa Francesco raccomanda a chi presiede, modera e soprattutto ha l’onore e l’onere della decisione finale.
Discernere, alla lettera significa vedere chiaro. Nel nostro caso significa anche valutare. Ma non è una valutazione soltanto “umana” cioè frutto dell’intelligenza. È una valutazione “ispirata” dallo Spirito Santo. Per questo motivo chi è chiamato a discernere in vista di una decisione deve prima di tutto aprirsi, nella preghiera, all’ascolto dello Spirito in modo che, come dice San Paolo, “parli in lui lo Spirito”.
Ma non è finita. Perché, operato il discernimento e giunto alla decisione, l’Apostolo la deve proporre con “mitezza”, cioè come fosse Gesù, “Pastore buono”.
Questo, in sintesi, vuol dire “sinodalità”! Ma non è finita… A domani per chi è interessato alla questione.