Non so se eravate già al corrente di queste dinamiche interne alla Chiesa. Probabilmente per molti fra voi “Sinodalità”, “Discernimento”, “Ideale cristiano”, “Pastorale” sono state novità. Può darsi anche che l’argomento non vi abbia interessato più di tanto. Eppure io penso che ci sia almeno da ragionare sulla cosa perché queste “dinamiche” valgono anche per la società civile e in particolare per la famiglia. Anche in famiglia infatti si cammina insieme, si ragiona, ci si confronta per il bene dei figli. Anche in famiglia chi ha maggiori responsabilità deve discernere, ragionare e scegliere la strada da seguire: è, quindi, una vera “pastorale” di famiglia.
Questa sera chiudo il discorso sulla metodologia pastorale praticata da papa Francesco assolutamente “conciliare” ma, ciò nonostante motivo di critiche accese. Ieri vi spiegavo la caratteristica della “gradualità”. Oggi voglio fermarmi sul significato dell’ “adattamento“. Ovviamente non si tratta di modificare né la dottrina e nemmeno la morale cristiana. Si tratta invece di presentare la dottrina e morale a coloro che appartengono ad altre culture individuando eventuali punti di contatto. Questo procedimento va sotto il nome di “inculturazione“.
Papa Francesco veramente preferisce parlare di “ponti” senz’altro possibili fra il cristianesimo e le altre culture, fra chi crede e chi non crede, fra chi crede in Gesù Cristo e chi professa un altro credo. Una inculturazione che favorisca quanto meno una conoscenza precisa del Vangelo e un rapporto amichevole fra le parti “ponendo su quanti si incontrano – è papa Francesco che scrive” uno sguardo contemplativo“, in altre parole “amandoli in Cristo”.
L’inculturazione non è una novità. Il cristianesimo, ad esempio, è riuscito a farsi conoscere e apprezzare dal mondo greco-romano sfruttando alcuni elementi/intuizioni di Platone, di Aristotele… In altri casi invece ci sono stati fallimenti clamorosi o equivoci che hanno provocato sofferenza e sospetto da una parte e dall’altra come nel rapporto con il confucianesimo cinese… Ci sono stati anche tentativi di inculturazione forzata che hanno prodotto lì per lì frutti abbondanti ma la pianticella della Fede, per così dire, non era radicata in terra ma era chiusa in un vaso…
Oggi l’ inculturazione è più difficile a causa di preconcetti o di vere e proprie falsità che sabotano sul nascere certe iniziative. Potrei fare al riguardo molti esempi. Due su tanti: Papa Francesco ha detto a Scalfaro che Gesù era un uomo come tutti! Ma, dico, vi pare possibile? Ecco un esempio di sabotaggio mediatico. Ancora: Papa Francesco adora gli idoli amazzonici perché ha fatto portare in chiesa la statuetta della “Madre Terra”. Allora siamo idolatri anche noi quando alla processione offertoriale, soprattutto quando c’è il Vescovo portiamo all’altare di tutto, mappamondo in testa. Ma portare all’altare il mappamondo o i frutti della madre terra non è idolatria. Vuol dire invocare la benedizione di Dio sul mondo. Così per gli indigeni, che non hanno il mappamondo, portare la statuetta ha avuto lo stesso significato.
La storia della Chiesa insegna che – è capitato anche a me, purtroppo, proprio in questi giorni – che talvolta si è provato a sfumare un pochino l’annuncio cristiano nella speranza (troppo umana) di “agganciare” in qualche modo l’interlocutore… Oppure di fidarsi troppo di collaboratori pasticcioni e poco rispettosi della sacralità della liturgia…
Lo stesso (lo dico però con il massimo rispetto) potrebbe essere capitato anche al Papa ma dire che Papa Francesco sia blasfemo o idolatra mi sembra proprio una cattiveria. Rispettiamolo quindi e aiutiamolo con la nostra preghiera.