L’interesse per il giornalismo di Giovanni Paolo Fontana è nato a Radio Forte dei Marmi, che ha fondato col fratello Carlo, ed è diventato un lavoro a tutti gli effetti prima a Rai Radio 1, dove ha ideato programmi di successo, poi a Rai Storia, dove cura e conduce diverse trasmissioni. La passione per la musica, che coltiva da sempre, lo ha portato a produrre brani che si sono distinti più volte allo “Zecchino d’Oro” e non solo.
DI SILVIA CECCHI
Lavora alla Rai, è autore di diverse pubblicazioni e compone musiche, molte delle quali protagoniste allo “Zecchino d’Oro”: non si annoia di certo Giovanni Paolo Fontana, giornalista e musicista fortemarmino sempre in giro per l’Italia per il proprio lavoro. La sua creatività lo ha portato negli anni a ideare programmi di successo, mentre la sua passione per la musica gli ha dato delle particolari soddisfazioni dalle quali intendiamo partire per raccontare di lui.
L’interesse per la musica, che in principio era concentrato su brani per adulti, lo ha traghettato verso il mondo dei più piccoli. Per due volte ha vinto lo Zecchino d’argento (piazzandosi in pratica al secondo posto con “Il mio fratellino a distanza Assulaiè” e “Il bullo citrullo”) e una volta, nel 2014, lo Zecchino d’oro con “Chi ha paura del buio”. Per sette volte tra il 2003 il 2017 le sue canzoni sono state selezionate per prendere parte alla gara canora. Da notare che ogni anno ne vengono scelte dodici fra circa cinquecento candidature.
Nello specifico Giovanni Paolo è autore della musica (con la collaborazione di Roberto De Luca) mentre i testi sono a cura del milanese Mario Gardini: “Conosco Mario da trent’anni, – racconta Fontana – veniva qui al mare in estate. Durante le vacanze ci incontriamo per scrivere insieme”. Gli chiediamo come venga l’idea di un brano e se nasca prima il testo o la musica: “A volte io propongo il primo giro di note, altre volte ci viene in mente di parlare di un certo argomento. Prima che lei arrivasse, ad esempio, ero al pianoforte e stavo componendo una musica nuova su un testo che lui mi ha mandato”.
Che caratteristiche hanno i brani per i concorsi dei bambini? “Le canzoni per i piccoli hanno una struttura rigida e complicata. Prima di tutto bisogna dimenticarci dei vezzeggiativi e dei diminutivi. I bambini sono intelligenti e non vogliono essere considerati in modo inappropriato per la loro età. Poi bisogna trovare un argomento originale, attuale. I tempi della canzone sono rigidi: non deve superare i tre minuti e il ritornello deve iniziare al primo minuto. È un’alchimia. È matematica”.
Il concorso dello Zecchino d’Oro è il più prestigioso in Italia. Richiede un grande lavoro, che in pratica dura un anno e si conclude con la competizione nel mese di novembre. Dietro alla manifestazione c’è grande cura nel preparare i bimbi che compongono il Piccolo Coro dell’Antoniano, nell’ascoltare i piccoli incaricati di portare i brani in gara e nell’organizzazione di tutte le attività collaterali: “Il concorso è estremamente serio”, spiega il giornalista. “Entro gennaio devono essere inviate le canzoni che dovranno essere selezionate per la gara canora. È tutto anonimo e in busta chiusa, quindi non esiste alcun tipo di vantaggio. Ogni anno è come se fosse la prima volta e per affrontare la selezione si riparte sempre tutti da zero”.
L’idea di comporre brani per piccoli gli è venuta dopo aver incontrato a Roma la cantautrice Grazia Di Michele e aver osservato la sua esperienza di adozione a distanza. “Per lavoro e per interesse personale sono sempre stato vicino al sociale – racconta Fontana – e a casa di Grazia, che è anche musicoterapeuta, rimasi colpito da alcuni disegni che le aveva mandato il bambino che lei sosteneva dall’Italia. Tornato al Forte mi consultai con Gardini e valutammo che potesse essere interessante realizzare una canzone dedicata all’argomento dell’adozione a distanza. Così, con il contributo di Di Michele, nel 2003 producemmo il nostro primo brano “Il mio fratellino a distanza Assulaiè” che conquistò lo Zecchino d’argento”.
Proprio questo tema l’anno seguente dette spunto a Giovanni Paolo di ideare un’iniziativa benefica in favore della popolazione colpita dallo tsunami che devastò il sud-est asiatico nel 2004. “Rimasi sconvolto da questa notizia e per aiutare la gente del luogo mi venne l’idea di un programma televisivo che promuovesse le adozioni a distanza. Pensai a un personaggio ideale per la trasmissione e lo individuai in Raffaella Carrà. Mi detti molto da fare per capire dove potessi recapitarle una lettera e il materiale relativo al programma cui avevo pensato. Non fu facile, ma alla fine riuscii a farle avere il plico, che conteneva anche un cd con la canzone prodotta per lo Zecchino d’Oro sull’argomento. Dopo un anno ricevetti una telefonata dalla Carrà. All’inizio pensai a uno scherzo, invece era proprio lei che, nel momento in cui il progetto si concretizzava, era felice di comunicarmi che la Rai avrebbe realizzato la mia idea”.
Il programma “Amore” andò in onda in prima serata su Rai 1 per diverse puntate promuovendo il sostegno a distanza in favore dei bimbi dei paesi più svantaggiati. Nell’ambito della trasmissione vennero registrate più di 140 mila adesioni. La sigla di “Amore” era “Il mio fratellino a distanza Assulaiè”.
“Ritengo che questo sia servizio pubblico, la funzione principale della Rai”, dice Fontana. A proposito, poi, del brano aggiunge: “La cosa più bella delle canzoni è che quando vengono diffuse e hanno successo non sono più proprio patrimonio, ma diventano di tutti”.
La passione per il sociale ha sempre caratterizzato il lavoro di Fontana, che ha iniziato a lavorare nel 1995 a Rai Radio 1 con il programma “Diversi da chi” sulle disabilità: “Pochi anni prima avevo collaborato con la giornalista Maria Antonietta Schiavina alla stesura di un libro, intitolato nello stesso modo, e pensai che potesse diventare un progetto radiofonico. Si trattava di un programma di utilità pubblica: parlavamo di qualunque tipo di difficoltà, piccola o grande, per trovare soluzioni, in modo non piagnucoloso. Lo spirito che animava la trasmissione era positivo e dimostrava che, nonostante tutto, valeva la pena darsi da fare e andare avanti”.
Nell’ambito di “Diversi da chi” c’era uno spazio dedicato anche alle malattie rare: “Abbiamo avuto soddisfazione perché la trasmissione otteneva buoni ascolti e ci arrivavano lettere, sollecitazioni e tanto materiale da parte di persone coinvolte, associazioni e genitori. Ci adoperavamo per segnalare problemi e per ottenere risposte adeguate dai rappresentanti delle istituzioni addette. Un altro scopo importante del programma era mettere in rapporto persone con difficoltà analoghe facilitando gli scambi e le relazioni”.
Una volta, in seguito a un convegno, Fontana è stato contattato dalla responsabile del Centro Nazionale Malattie Rare, Domenica Taruscio, per fargli sapere che una famiglia, afflitta da una di queste patologie, era venuta in contatto grazie al programma con altre quattro persone in Italia, che avevano lo stesso problema. “Era felice di dirmi che erano molto sollevati, perché prima credevano di essere soli, mentre da allora la loro vita era cambiata. Ecco, io vivo di queste cose”.
“Diversi da chi”, in questa formula, è andato in onda ogni settimana dal ’95 al 2003 e da questa esperienza sono scaturite varie pubblicazioni, come “Dritto dal cuore”, che raccoglie alcune storie di handicap raccontate dai protagonisti della trasmissione, oppure “Vivere la miastenia” scritto da Fontana insieme al medico specialista in neurologia Roberta Ricciardi, colpita da giovane da questa patologia, per rendere comprensibile a tutti una malattia complicata e ancora poco conosciuta. “Io e Roberta abbiamo fatto molte battaglie insieme e siamo riusciti, impegnandoci ciascuno col proprio lavoro, a far rendere disponibile in Italia un farmaco salvavita che prima si comprava solo all’estero”.
Nel 2010 Fontana è passato alla televisione e in particolare a Rai Storia. Per questo canale lavora come curatore, autore o giornalista in video in programmi quali “Il giorno e la storia”, “Scritto, letto, detto” (dove intervista scrittori e giornalisti che raccontano del passato collegandosi alla contemporaneità), “Telegram” e “Sembra ieri”, realizzati in collaborazione con Rai News (dedicati all’attualità con riferimenti nella storia), e produce documentari su eventi, fatti e personaggi di rilievo.
Durante il percorso lavorativo non sono mancate le difficoltà, ma il giornalista non si è mai perso d’animo: “Sono una persona paziente, vado avanti per la mia strada e se credo in un progetto sono capace di aspettare anni per vederlo realizzato. Se un’idea è buona, si concretizzerà”. Gli chiediamo come riesca a coniugare i tanti impegni che porta avanti: “La mia unica paura è che questo vulcano possa spegnersi. Per me l’età sta tutta nella mente”.
Fontana ha costruito un legame di amicizia con molte persone con cui ha lavorato, come nel caso della scrittrice Susanna Tamaro. In un momento difficile legato al lavoro è stato contattato dall’autrice che lo ha incaricato di produrre la colonna sonora del suo film “Nel mio amore” (2004) e di comporre insieme a Gardini la canzone finale del lungometraggio, interpretata dalla cantante Irene Fargo.
La passione per la musica e il giornalismo ha radici lontane ed è nata in Versilia dove Giovanni Paolo, nato nel 1964, e suo fratello Carlo, di due anni più grande, hanno dato vita a radio Forte dei Marmi nel ’78. “È stata una delle esperienze più innovative del territorio, bellissima e utile”, racconta Fontana. “Ha coinvolto centinaia di ragazzi e a molti di noi ha insegnato un mestiere. La grandezza dei nostri genitori è stata quella di non frenare le nostre iniziative e il nostro entusiasmo, ma di controllarci a distanza”.
Carlo è attualmente caporedattore centrale, responsabile della redazione del TGR Rai Lazio. Ha iniziato a lavorare in Rai in modo continuativo dal 1986 e ha portato avanti una brillante carriera nelle testate del Tg1, Tg2, TGR. Tra le sue esperienze, è stato conduttore di Uno Mattina e inviato in molte edizioni al Festival di Sanremo.
“Siamo sempre stati uniti”, dice Giovanni Paolo. “Io e mio fratello ci completiamo. Facciamo il tifo l’uno per l’altro. Quella piccola idea di dar vita a Radio Forte dei Marmi si è sviluppata tanto da diventare il nostro lavoro”.
La famiglia Fontana è sempre stata credente e molto legata alla realtà parrocchiale. Intanto per cominciare bisogna ricordare che in famiglia si contano due sacerdoti: monsignor Riccardo Fontana, attualmente arcivescovo di Arezzo, già in Segreteria di Stato in Vaticano, è zio dei fratelli da parte di padre, e ancora prima un cugino monsignor Angelo Fontana sacerdote pisano di origine fortemarmina.
“I nostri riferimenti al Forte – racconta il giornalista – sono stati don Janni Sabucco e i vari cappellani della parrocchia. Il priore è stato lungimirante e ci ha permesso di mettere su tante iniziative e soprattutto Radio Forte dei Marmi. Siamo cresciuti con questa esperienza, eravamo impegnati e ci davamo da fare. Abbiamo ideato trasmissioni di utilità sociale e programmi che coinvolgevano le scuole del nostro territorio, seguivamo lo sport e la musica”.
Sia Giovanni Paolo che Carlo suonano il pianoforte e sono esperti di musica. In casa loro erano presenti due pianoforti: “Nessuno ci ha forzati. Ci siamo incuriositi naturalmente alla materia e quindi i nostri genitori hanno deciso di farci prendere lezione. Io mi sono appassionato anche al canto e sono entrato a far parte del coro del maestro Maggi, organista del gruppo parrocchiale e direttore della polifonica di Forte dei Marmi. Da queste esperienze si è esaltato il mio desiderio di comporre musica”.
A distanza di tempo Giovanni Paolo, così come suo fratello, mantiene un legame affettivo profondo con Forte dei Marmi. Torna costantemente in Versilia da sua mamma Gina e respira l’aria di mare che fa parte di lui. Il suo entusiasmo e la sua energia sono palpabili, tanto che ha in mente una serie ulteriore di progetti per il futuro: “Le cose ce le dobbiamo costruire con impegno e serietà, lasciando spazio alle proprie passioni e ai propri interessi”.