Ho partecipato al funerale di Mons. Ettore Carugi, in Duomo. a Pisa. Erano presenti alcuni sacerdoti, per lo più anziani, che lo avevano conosciuto e frequentato fin dagli anni del seminario.
Una brutta malattia – il morbo di Burger ? – lo ha letteralmente consumato, poco a poco, togliendogli il suo spirito allegro ma non la fede e l’amore per la chiesa pisana che aveva servito come parroco in più zone della Diocesi.
A suo tempo, quando aveva subito la prima amputazione, ero stato a fargli visita con alcuni amici e collaboratori di Forte dei Marmi: era al “Don Gnocchi” per la riabilitazione e aveva bisogno di qualcuno per fargli compagnia e per aiutarlo a superare un attacco di depressione… A dire il vero non ero stato all’altezza della situazione perché a vederlo in quello stato mi ero commosso (e lui se ne era accorto…).
Lo avevo conosciuto e frequentato ai tempi della mia prima nomina a parroco, a San Casciano, nel Piano di Pisa.
Lui era il parroco, anzi il proposto, della parrocchia più importante: la propositura di Cascina con una popolazione di 15.000 anime, io il pievano di San Casciano, parrocchia sperduta nella campagna pisana, con appena 1.500 anime.
Se non che i confratelli del vicariato decisero – a votazione – di indicarmi come Vicario e l’Arcivescovo ratificò la nomina. Don Ettore ci rimase male e quando, dopo 5 anni, venni nuovamente votato per un ulteriore quinquennio rimase malissimo e iniziò a darmi il ” lei “…
Immaginate il mio disagio… Lasciai che sbollisse il nervoso, gli parlai e… capì o almeno fece finta di capire per non farmi stare male.
Riposa in pace, caro don Ettore!