SANITÀ A SERVIZIO DEL PAESE

Paolo Spolaore

All’avanguardia nel settore dei servizi socio-assistenziali e socio-sanitari, l’imprenditore piemontese Paolo Spolaore ha iniziato questo genere di attività alla metà degli anni Ottanta quando questo mondo era in piena evoluzione. L’interesse per la cura verso il debole e verso chi è ammalato, accompagnato a una spiccata capacità imprenditoriale, lo ha portato a costruire e gestire un ventaglio di attività specializzate in tale ambito, tra cui la casa di cura “San Camillo” di Forte dei Marmi.

di SILVIA CECCHI

Con duecentodieci dipendenti e altrettanti tra collaboratori e liberi professionisti la “Casa di Cura San Camillo” di Forte dei Marmi costituisce un punto di riferimento per la diagnosi e la cura a servizio della comunità e si evidenzia a livello nazionale per diverse specialità. Dal 2017 è di proprietà del gruppo “Santa Chiara” il cui azionista di riferimento è l’imprenditore piemontese Paolo Spolaore insieme ai soci di minoranza Claudio Altamura, amministratore delegato del gruppo, e Gabriele Boero, consigliere delegato all’amministrazione.

La struttura è stata per oltre ottant’anni di proprietà dei Camilliani (Ordine dei chierici regolari ministri degli infermi), specializzati nel settore, ma negli ultimi tempi era gravata da difficoltà economiche importanti, che richiedevano un rinnovamento nella gestione per rispondere alle nuove esigenze dettate dai tempi e dal sistema sanitario. Il gruppo “Santa Chiara” dunque è intervento in una fase di vita tutt’altro che facile per la casa di cura e per questa ragione prima di tutto abbiamo chiesto al referente Paolo Spolaore com’è che ha avuto il coraggio di rilevarla. “Fa parte del mio mestiere di imprenditore”, ci risponde. “Sarebbe troppo semplice investire in attività che funzionano già al meglio. Sono convinto che un bravo imprenditore debba avere la capacità di cogliere nelle difficoltà tutti gli aspetti e le opportunità per fare rinascere un’impresa.

Edificio del San Camillo

Spolaore ha già affrontato sfide simili nel corso della sua carriera sia nel proprio territorio di origine che in altre regioni, dando prova di abilità nel gestire “difficili eredità”: ha risanato e riportato in efficienza altre strutture, dando prova di successo, tanto da essere chiamato a ricoprire diversi incarichi a livello rappresentativo. L’imprenditore attualmente è presidente della sezione sanità di Confindustria Cuneo e presidente della commissione regionale sanità di Confindustria Piemonte, insieme a Luigi Bocchiotti. È presidente inoltre del consorzio “Obiettivo Sociale”, che riunisce tre cooperative (San Pio, Asso, Costruire) per un complesso di circa settecento dipendenti, specializzate a vario titolo nella prestazione di servizi socio assistenziali, socio sanitari e dell’impresa rivolti a soggetti privati ed enti pubblici che necessitino di integrare determinate funzioni in questi ambiti ricorrendo a prestazioni esternalizzate (outsourcing).

Insieme ad Altamura e Boero gestisce poi altre realtà che operano nel mondo della cooperazione, in quello degli anziani non autosufficienti e dei minori tra Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna e Toscana.

Il gruppo “Santa Chiara” ha sede a Piacenza, ma ha il centro operativo tra Forte dei Marmi (“San Camillo”) e Lucca, dove dal 2013 gestisce la casa di cura “Barbantini” e il centro di riabilitazione più Rsa a Bicchio. Anche queste strutture sono state riorganizzate e aperte a nuove specialità. Il “Santa Chiara” è socio al cinquanta per cento inoltre della casa di cura “Villa Valeria” a Roma e ha una Rsa in provincia di Milano. Il gruppo garantisce complessivamente uno stipendio a circa ottocento famiglie tra dipendenti, liberi professionisti e collaboratori.

Ogni opera deve dare i suoi frutti”, dice Paolo Spolaore. “Se fossimo un ente caritatevole ci avverremmo della provvidenza, ma è logico che debba avere una sostenibilità economica e un tornaconto. Questo per poter prima di tutto fare gli investimenti necessari e per tenersi al passo con i tempi in termini di strumentazioni, adeguamento degli edifici, comfort delle strutture; allo stesso tempo per tutto quello che riguarda l’occupazione del personale”. Particolare riguardo è attribuito all’aggiornamento: “Crediamo molto nella formazione perché gratifica il personale e lo rende sempre aggiornato sulle nuove tecniche sanitarie, specialmente in fisioterapia”.

La casa di cura “San Camillo” è un’istituzione privata accreditata con la regione Toscana. Dispone attualmente di 146 posti letto per ricovero a ciclo continuativo e diurno, per acuti e post-acuti, per attività chirurgiche e riabilitative. Dispone di Hospice per malati terminali, per 8 posti letto totali, in convenzione con la Regione. Eroga prestazioni di diagnosi e cura sia in regime di ricovero che di specialistica ambulatoriale nonché di diagnostica strumentale in forma convenzionata e solvente (a pagamento).

Accesso al San Camillo

La struttura è punto di riferimento per le richieste di prestazioni di chirurgia specialistica (ortopedia, oculistica, otorinolaringoiatra e chirurgia generale), provenienti dalla regione Toscana e da altre regioni d’Italia, oltre che per riabilitazione ortopedica e neurologica in regime di degenza e ambulatoriale.

Dal 2015 è presente in struttura il Femtolaser, tecnologia all’avanguardia per la chirurgia della cataratta in regime di solvenza. Punto di forza per quanto riguarda la chirurgia ortopedica di anca e ginocchio è la possibilità di trattare i pazienti con un protocollo operativo (Fast Track) che permette una riabilitazione molto rapida, accelerando notevolmente il recupero.

Da sottolineare anche la specializzazione della struttura in interventi sulla colonna vertebrale: “Abbiamo collaborazioni con professionisti provenienti da tutta Italia, che ci rendono il secondo centro a livello nazionale per quanto riguarda la cura della colonna vertebrale”, aggiunge l’imprenditore.

La politica della struttura è indirizzata principalmente al sinergismo con il servizio pubblico, mantenendo le attuali specialità nel rispetto dei budget assegnati e garantendo la massima flessibilità dei posti letto secondo le esigenze del servizio sanitario regionale. Se ci consentiranno di fare quello che abbiamo fatto fino a oggi, ci può essere una prospettiva di consolidamento dell’attività e di tranquillità per la comunità che vi partecipa alla vita di tutti i giorni”, dice Spolaore.

Abbiamo rivolto alcune domande sull’erogazione di servizi specifici avvertiti come necessari dalla popolazione del territorio, quali l’istituzione di una sezione destinata a ospedale di comunità, che potrebbe costituire un aiuto concreto per molte persone e famiglie, e di uno sportello parkinson, per avere un punto di riferimento in zona per questo genere di patologia. “Si tratta di prestazioni che ad oggi non rientrano nella nostra programmazione. In ogni caso qualsiasi nuovo servizio deve essere autorizzato dalla Regione”, spiega il responsabile.

È invece disponibile a livello privatistico uno sportello per check-up completo. La casa di cura ha convenzioni con quasi tutte le compagnie assicurative e all’interno della struttura, accanto all’ufficio Cup per le prenotazioni in convenzione con il sistema sanitario, è presente uno sportello per espletare tutte le pratiche assicurative e per le prestazioni private.

Il “San Camillo” non può avvalersi del contributo del 5 per mille perché la sua figura giuridica non rientra nella tipologia di categorie che possono ricevere questo genere di finanziamento. Per sostenere la struttura e partecipare allo sviluppo della casa di cura quindi sarebbe unicamente possibile ricorrere a donazioni.

Per quanto riguarda il sostegno ai degenti è presente un servizio di supporto psicologico: “Abbiamo degli psicologi che seguono i pazienti e stiamo valutando di estendere il servizio anche alle relative famiglie. Questo avviene già nell’Hospice del San Camillo e nelle Rsa del gruppo, perché la permanenza in questi casi è duratura e si instaura naturalmente un rapporto di fiducia tra operatori e degenti destinato a durare nel tempo. Il supporto psicologico è rivolto anche ai professionisti che sono a contatto con situazioni difficili prolungate per sostenerli nel lavoro”.

La casa di cura, inoltre, conta su un’associazione di volontariato che svolge un servizio a favore dei pazienti, tenendo loro compagnia e offrendo aiuto alle famiglie.

Chiesa interna al San Camillo

Il padre cappuccino fra’ Natale, appartenente alla parrocchia antistante di San Francesco, celebra la domenica la Messa nella cappella presente nella casa di cura e offre il proprio servizio di religioso a sostegno della struttura. Il gruppo di preghiera coordinato da Paolo Brosio tutti i lunedì è presente per il rosario e per condividere un momento di raccoglimento con chi lo desidera.

Il San Camillo, nell’ambito dell’intero gruppo Santa Chiara, vede definito come “missione” il proprio sistema di servizi, che consistono nella tutela e nel miglioramento dello stato di salute degli utenti, con una politica mirata a soddisfare le loro esigenze. La centralità della persona eleva il rapporto tra gli operatori e gli assistiti come intesa tra individui che tendono a riconoscersi sulla base dei medesimi bisogni umani e della comune esperienza del dolore e della sofferenza. Ho avuto la fortuna di incontrare professionisti con la passione nel cuore, dice Spolaore. “Il grande merito del nostro successo è dovuto alla loro dedizione nella ricerca di soddisfare i pazienti. Mi preme fare un plauso anche ai miei più stretti collaboratori, Altamura e Boero, che rappresentano il braccio operativo del gruppo Santa Chiara”.

Ingresso del San camillo

Spolaore, che vive ad Alba e ha alle spalle una laurea in psicologia, ha intrapreso la propria carriera in questo ambito alla metà degli anni Ottanta. “Conobbi per caso un imprenditore che aveva delle case di riposo. In quel periodo ci si interrogava particolarmente su come offrire adeguata ospitalità a pazienti che necessitavano di essere seguiti all’indomani della chiusura di strutture come i manicomi. Mi parlò di questo nuovo mondo, mi invitò a visitare alcune sue attività e rimasi affascinato da tale genere di impegno. Mi propose di lavorare con lui e per circa dieci anni sono stato un piccolo socio del suo gruppo. Fin da subito ho trovato che poter essere utile agli altri mi dava gioia”.

In vista della morte di suo padre, però, decise di lasciare l’attività per stare più vicino alla madre. Il periodo coincise con altre difficoltà: “Ho avuto la fortuna nel dolore di incontrare don Riccardo Alessandrini, che era di Piacenza. Ci conoscemmo casualmente per alcuni impegni collegati al settore delle case di riposo. Era figlio spirituale di padre Pio e tramite lui ho approfondito la partecipazione reale alla vita di Chiesa. Fino ad allora la fede non aveva un significato determinante nella mia vita. Quest’incontro, come pure la conoscenza della figura di san Pio, sempre attraverso don Alessandrini, è stato per me un’occasione di conversione profonda”.

Spolaore racconta che proprio con don Riccardo Alessandrini hanno pensato di costruire quello che oggi è il “Santa Chiara”: “Nel ’99 ho iniziato a dare vita a questo nuovo mondo, partendo da alcune cooperative e altre società nell’ambito del sociale fino al settore della sanità e fino ai giorni nostri. La fede mi ha aiutato ad approfondire il pensiero della cura verso il debole e verso chi è ammalato”.

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