Chiesa sempre aperta nel deserto della città

Intervista al priore della Badia Fiorentina, padre Antoine-Emmanuel, appartenente alle Fraternità Monastiche di Gerusalemme (da “I Quaderni della Propositura” n. Agosto 2021)

di Silvia Cecchi

Nel precedente numero della nostra rivista ci siamo occupati dell’Ordine Certosino, composto da monaci che si dedicano alla preghiera in clausura, in silenzio e in luoghi isolati, secondo una regola basata sull’impianto benedettino, ma resa più rigida. Rispetto alle forme del monachesimo “classico”, come si caratterizza il vostro indirizzo?

La nostra è una vocazione in tensione: potremmo essere raffigurati quali consacrati dalle braccia allungate da un lato verso l’intimità con Dio e dall’altro verso il prossimo. L’unico modo per poter vivere questa polarità è l’amore. Solo con questo spirito possiamo evitare il rischio di chiuderci in una falsa vita contemplativa, una sorta di piccolo paradiso artificiale, così come di disperderci in tante relazioni superficiali. Papa Francesco ci ha espressamente incoraggiati a farci prossimi delle persone. Bisogna essere soli con Dio e pienamente con la gente.

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Le fraternità monastiche di Gerusalemme

Creare e mettere a disposizione del prossimo un’oasi di pace, di preghiera, di gioia nelle città popolate e indaffarate è la missione delle Fraternità Monastiche di Gerusalemme, fondate in Francia alla metà degli anni Settanta.
Queste si compongono di un ramo maschile e di uno femminile, con distinti organi di governo, che condividono la vocazione alla supplica e alla lode nel cuore dei centri abitati. Le Fraternità sono nate a seguito delle aperture favorite dal Concilio Vaticano II, che ha consentito la fioritura di nuovi carismi capaci di portare avanti la missione evangelizzatrice della Chiesa, andando incontro alle rinnovate esigenze della società contemporanea.

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