Il volume in oggetto raccoglie le interviste a personaggi della nostra cittadina o comunque ben conosciuti a Forte dei Marmi curate da Silvia Cecchi e già pubblicate (a eccezione della prima in indice) nella rivista “I QUADERNI DELLA PROPOSITURA” nella rubrica “DOSSIER VIRTÙ NATURALI” in questi ultimi due anni.
Il volume reca il titolo VIRTUOSI… IN INCOGNITO con l’aggiunta del numero 1 in quanto è previsto, nel prossimo anno, la pubblicazione di un secondo volume con analogo titolo.
Il titolo, decisamente particolare anche se non originale, richiede un chiarimento, onde evitare possibili equivoci interpretativi: non vorrei che qualcuno pensasse a una miscellanea in onore dei … santi patroni del paese.
Chiariamo quindi subito il significato del termine “virtuoso”.
La virtù, secondo la filosofia classica (cfr. Aristotele, Etica a Nicomaco), è una disposizione d’animo, razionalmente “consapevole” e volutamente “costante”, a compiere il bene in quanto tale cioè senza secondi fini ma solo per il gusto di compierlo.
In questo caso per “bene” ci si riferisce al bene morale che, a grandi linee, coincide con il biblico “amore per se stessi e per il prossimo”.
Il “virtuoso” quindi è una persona che facendo leva sulla razionalità cerca di realizzarsi umanamente al meglio delle proprie possibilità/capacità offrendo nello stesso tempo il meglio di sé agli altri e trovando in questo duplice impegno la propria personale felicità oltre che la vicinanza con Dio, pura ragione.
Che è poi quanto si intende quando, nel linguaggio popolare, ci si riferisce a una persona “perbène”, meglio ancora una persona che “conduce una vita per-bene”.
Sempre la filosofia classica presenta alcune “caratteristiche” proprie dell’uomo virtuoso: la “giustizia”, ossia il rispetto per i diritti altrui attribuendo a ciascuno ciò che gli è dovuto; la “fortezza” ossia la forza di volontà atta a superare le passività morali e materiali dell’esistenza umana; la “temperanza” ossia l’autocontrollo delle proprie seppur legittime passioni e finalmente la “prudenza” detta anche “sapienza”, l’equilibrio di chi valuta in anticipo le possibili conseguenze, positive o negative, delle proprie scelte di vita.
Nell’impatto con la dottrina cristiana questo impianto è stato ulteriormente arricchito grazie all’insegnamento e soprattutto all’esempio di Gesù Cristo.
Quindi, ad esempio, l’uomo giusto non si limita alla giustizia di scambio (dare a ciascuno ciò che gli spetta) nei confronti del prossimo e nei confronti di Dio ma si apre anche alla giustizia distributiva pronto a offrire il necessario anche chi non può dare niente in cambio scorgendo nel volto del povero il volto stesso di Dio.
È questo il senso della famosissima pagina evangelica del giudizio universale quando il Signore Gesù dice: “ Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi da sempre perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete rivestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi” (Mt 25, 34…)
Questo arricchimento etico si registra anche per la fortezza e la temperanza ma è soprattutto nei riguardi della “prudenza” che si fa più marcato.
Gesù Cristo, infatti, non si limita a chiederci di discernere razionalmente e di scegliere ciò che è giusto e utile per se stessi e per gli altri in relazione ai fini prossimi dell’esistenza terrena cioè la salute, la famiglia, la professione, la felicità, la bontà, la pace ma anche in relazione al fine ultimo dell’uomo: l’incontro con Dio, puro Amore ed eterna felicità.
Stando al Vangelo la vita è un cammino che origina da un atto d’amore di Dio e che a Lui ritorna grazie al sacrificio redentore di Gesù Cristo: l’abbraccio con Dio è la “perla di grande valore” (Mt 13,46) per cui vale la pena di vendere tutti gli averi per acquisirla: “che giova guadagnare il mondo intero e perdere la propria anima?” (Mt 16,26)
Bello quanto scrive S.Agostino al riguardo: “Condurre una vita virtuosa non significa altro che amare Dio con tutto il proprio cuore, la propria anima e le proprie forze. Gli si conserva, con la moderazione delle passioni (temperanza), un amore totale che nessuna infelicità può scuotere (fortezza), che obbedisce a lui solo (giustizia) e che vigila per esaminare ogni cosa (prudenza), nel timore di lasciarsi sorprendere dall’astuzia e dalla menzogna”.
Venendo a questo punto ai nostri personaggi ritengo, in coscienza, che possano essere tutti quanti segnalati come “virtuosi” se non nel senso cristiano del termine almeno nel senso filosofico.
Tutti infatti possiedono, pure ben marcate, le caratteristiche fondamentali dell’uomo virtuoso.
Tutti si impegnano al massimo delle loro capacità per dare alle loro famiglie, alla loro professione, al nostro paese il meglio di sé.
Tutti onorano il Signore offrendo concretamente amore e rispetto al prossimo.
Ed è dunque per me motivo di soddisfazione, oltre che di rivalsa nei confronti di certi luoghi comuni, presentarli alla pubblica opinione di Forte dei Marmi ma non solo, visto che la nostra rivista, molto apprezzata anche dai nostri ospiti, viene letta ormai in tante città d’Italia.
Ho scritto di rivalsa… In che senso?
Appena giunto in paese mi fu detto, fra il serio e il faceto, che a Forte dei Marmi ci sono tre cose in abbondanza: l’acqua, la rena e l’ignoranza.
Mi sembrò, da subito, una battuta frutto di invidia, inventata dai vicini gelosi.
Con l’esperienza dàtami dagli anni di permanenza – sono ormai al 21° anno – posso infatti tranquillamente affermare che al Forte insieme all’acqua e alla rena ci sono, da sempre, persone intelligenti e colte, generose, dedite alla professione, ospitali, e perché no… anche religiose.
Addirittura con delle eccellenze in vari settori della vita culturale, sociale e professionale come i personaggi raccolti nel presente volume.